Marmomac 2019 : un trionfo di verdi e blu
Sabato 28 settembre si è chiusa l’edizione 2019 del Marmomac, expo internazionale delle pietre ornamentali, dalla produzione, alla lavorazione, al commercio, al design. Uno spettacolo per un occhio geologico attento.
Quest’anno ho potuto partecipare alla fiera solo nel giorno di chiusura, sabato 28, che però è stato abbastanza per visitare i padiglioni dedicati all’esposizione delle mille mila varietà provenienti da tutto il mondo.
L’anno scorso, nell’edizione 2018, ero in compagnia di un amico, figlio d’arte del settore, che conosceva tutti i retroscena della produzione e della lavorazione, mio cicerone nei settori della fiera dedicati a macchinari dalle dimensioni mastodontiche di cui ignoravo completamente l’uso. Quest’anno, in sua assenza, ho deciso di concentrarmi di più sui padiglioni con l’esposizione dei campioni di roccia ornamentale, più che dei macchinari: questo poiché, nella mia ignoranza ingegneristico-mineraria, avrei passeggiato fra Transformer in funzione senza capirne granché. E dovevo sfruttare tutto il tempo a mia disposizione, mattina e pomeriggio, per visitare per intero questo enorme campionario che è il Marmomac.
La prima Hall (“The Italian Stone Theatre”), come sempre, era dedicata al design, ad opere di artisti della pietra che hanno plasmato con le più moderne tecniche opere d’arte che affascinano l’osservatore e trasformano un granito in una tavola da pranzo apparecchiata (“Convivium”, di Draw e Nikolaus Bagnara), o un Portoro Port Laurent in un gong sonante. L’esperienza è stata interessante: lungi da me dare un giudizio artistico sulle opere di tecnica e design, ma la percezione è democratica, e ha colpito pure me, ingenua geologa in un capannone di artisti ed architetti. Suonare un gong (anzi, 3) di pietra è stato divertente (“Gerico”, di Lorenzo Palmeri), e pure osservare giochi di simmetria e intagli inaspettati (“Wave’s Passage”, di Cyntia Sah e “Symmetric” di Raffaello Galiotto), o scambiare pietra per tessuto, come in un moderno Cristo Velato (“Ossimoro” di Antonio Lupi).
(NOTA BENE –> Potete utilizzare i post di Instagram riportati in tutto l’articolo come dei veri e propri album: cliccando sulla freccia a dx potrete scorrere le diverse foto, mentre cliccando su Play vedere i diversi video! Non sono solo una singola immagine!)
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Però, dopo i giochi, bisogna mettersi al lavoro. Mi siedo quindi in attesa della prima conferenza della giornata. In realtà volevo assistere ad una conferenza più tardi nella mattinata, ma, già che ero lì nel padiglione giusto, volevo approfittarne per sentir anche la prima. Parlava di etica ed estetica del paesaggio: discorso complesso, che, devo essere sincera, non mi ha rapito più di tanto (in realtà fremevo per ciò che mi aspettavo di veder in fiera). Questo ha fatto sì che mi alzassi dopo una mezzora per iniziare a sfruttare la mattinata e continuare con i padiglioni.
Proseguo per il padiglione 2, in ordine, ma mi accorgo che iniziano i macchinari. Decido che sarebbe stato poco utile aggirarmi in questi padiglioni, quindi dopo una breve visita, mi sposto diretta nei padiglioni utili.
I padiglioni erano organizzati in questo modo:
- Padiglione 1 = The Italian Stone Theatre
- Padiglioni 2-3-4-5-8 = Macchinari ed attrezzature
- Padiglioni 6-8-9-10-11-12 = Esposizione di marmi, pietra e oggetti di design
- Padiglione 7 = Utensili e prodotti chimici
- Aree esterne = Esposizione di mezzi e di blocchi/pietra grezza
Il mio obiettivo erano appunto i padiglioni 6-7-8-9-10-11, più le aree esterne: avevo molto da fare e da camminare.
Si inizia con le aziende italiane. Pietre e rocce di tutti i tipi e colori. “Marmi” (con mille virgolette) provenienti da tutta italia, dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia.
La prima azienda che incontro è LASA Marmo, proprietaria di cave a ovest di Merano, in Trentino-Alto Adige. Il Marmo di Lasa è un marmo purissimo, con un contenuto di carbonato dal 96,4 al 98,6%, formatosi durante l’orogenesi ercinica. La sua purezza lo rende bianchissimo, omogeneo, anche se è presente in varietà leggermente colorate a causa di venature. Perché ve ne parlo? Il primo motivo è che regalavano cubetti di marmo, che ho opportunamente ritirato, il secondo è per farvi capire le potenzialità del settore. Sì, perché quest’azienda vanta opere di rilevanza mondiale, come l’Oculus di Calatrava (stazione metro-treni al World Trade Center): da una località del Trentino Alto Adige alla Grande Mela è un attimo.
Dopo il candore del marmo bianco, ecco una carrellata di pareti, blocchi e piastrelle di ogni natura, colore e forma. Naturali, artificiali, lucidate, grezze, opalescenti, opache.
Arrivo così alle venature deformi proposte dalla brasiliana Vitoria Stone. La roccia che più mi ha colpito è stata la varietà denominata Glaciers: una roccia metamorfica non ben identificata caratterizzata da un alternarsi di “strati” chiari, scuri (anfiboli? pirosseni?miche?), verdi (clorite? pirosseno?serpentino?), azzurri (cianite? corindoni?), bianchi (quarzo? feldspati? miche?), come a simulare le striature degli icerberg islandesi e la fluidità dei ghiacciai in movimento. Vorrei farne tante tante tante sezioni sottili (petrografia is my first love).

Photo Credits Roberto Luigi Pagani

Photo Credits AletschArena
Già in visibilio, come una bimba in un negozio di caramelle, inizio a far foto compulsivamente e raccogliere volantini e cataloghi. Finché arrivo allo stand preferito del padiglione (e di tutta la fiera), quello di Nikolaus Bagnara. Mi accoglie una cucina di design abbastanza da ricconi, ma inoltrandosi nello stand si scopre una galleria di opere d’arte della natura. Lì ho cercato, forse invano, di condividere con voi la bellezza di quei campioni, esposti come quadri, a cui riservare l’attenzione che solo un’opera d’arte può reclamare. Ci spostiamo cosi, in un batter d’occhio, dal Rosa Norvegia allo scuro ma sorprendente Artic Blue, passando dal Verde Lapponia (uno dei miei preferiti) e dal caotico Eragon Storm. Vi ho nominato solo alcune delle varietà esposte. E da piccoli quadretti, il percorso nello stand continua fino a pareti complete, con esposte le novità del 2019. Quest’ultima parte è stata, oltre che affascinante, anche didattica dal punto di vista della lavorazione: le rocce erano esposte in continuità e simmetria, apponendo tre diversi livelli di lavorazione, partendo a terra dalla roccia non lucidata, per passare ad altezza gambe a semi-lucidata, fino alla parte alta completamente lucidata. Tutto condito da coloratissimi e buffi finti pappagallini impagliati.
In questo modo era facile capire come la lavorazione possa influire sulla “bellezza” delle rocce ornamentali. Possono venir esposte per una stradina di montagna a mezza costa e nessuno (tranne l’impavido geologo) degna loro uno sguardo, ma appena vengono lucidate, ecco che i colori diventano più vividi e le sfumature prendono vita…..e incominciano ad apparire così nei salotti di ricchi magnati russi. Un po’ di lucido, e cambia la vita.
Dopo questa riflessione filosofico-mineraria, continuiamo il nostro viaggio.
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Dopo Bagnara tutti gli altri stand erano poca cosa. Finché arrivo allo stand di Testi Group, preceduta da una folla di gente fotografante davanti a quelle che sembravano due grandi valigie. “Cosa c’entrano delle valigie con il Marmomac? “ mi chiedevo. Ebbene, avvicinandomi scopro che erano fatte di pietra…..vari tipi di pietra…intagliata alla perfezione. Sembrava tessuto trapuntato, e dentro legno venato, ma era tutta roccia. Opera mirabile…in due versioni, bianca e nera. Le due valigie presagivano lo stile dello stand, che puntava più al design che all’esposizione dei campioni. E così compaiono vasche opalescenti e “poltrone di pietra” poco comode a vedersi, ancora lavandini di fattura aliena e lampade delicate ma pesanti. Ah, l’arte!
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Cammino, fotografo e rubo dépliant (per i campioni non è ancora il momento, e negli stand italiani non ce n’erano in abbondanza), finché una parete di Onice illuminata mi rapisce (Onice Arco Iris, nell’album a seguire)….e lungo la giornata scoprirò diverse varietà e tonalità di questa roccia, su cui, devo essere sincere, non mi ero abbastanza documentata dal punto di vista commerciale. Mi soffermo dunque per molto tempo allo stand di Marcolini Marmi, pieno di onice e mille altre meraviglie.
“Con il nome di onice si indicano due tipi di rocce completamente differenti: l’onice silicea normalmente di colore nero striata di bianco con composizione SiO2 . n H2O, simile al calcedonio (ma non al quarzo, che è cristallino), che si trova in Brasile, Messico, e altri luoghi; e l’onice calcarea, anche detta “onice alabastrite”, “onice etoca” od “onice egiziana”, che è composta da CaCO3 (è di colore bruno quella di Montaione o verde chiaro quella del Pakistan).” Wikipedia docet.
Non so se le diverse varietà davanti a me esposte fossero del primo o del secondo tipo, né da dove venissero (non ci è dato sapere), ma l’aspetto è sorprendente..soprattutto se fornite di illuminazione retrostante.
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Camminando camminando, faccio un viaggio per l’Italia attraverso le rocce e le cave più significative. Così passo dalle cave di Pietra Leccese in Puglia (Bianco Cave srl ), ai basalti etnei smaltati dei Fratelli Lizzio, al Portoro di Sagevan Marmi, fino al valtellinese Serpentino “frustato” di Serpentino e Graniti .
Arrivo così ai Travertini: non avevo mai visto così tante varianti, per finitura, colori e fantasie. I Fratelli Poggi mi ha fatto scoprire la differenza tra il travertino romano e il marmo di Tivoli, tra il bocciardato e il papiro, tra il fossilifero e il venato. Uno stand-galleria, di cui vi ho lasciato qualche testimonianza nelle stories su Instagram (seguite @giovanigeologiallosbaraglio anche su Instagram, vero????).
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Bassi & Bellotti dà il meglio di sè con giochi di simmetria (ormai un must) e con l’esposizione delle varietà Patagonia, che mi inseguiranno in tutta la fiera, persino all’estero.
Le varietà “Patagonia” (in realtà arrivano dal Brasile) in generale presentano colorazioni panna-pastello, ma la caratteristica distintiva sono i cristalli decimetrici di quarzo e di feldspato che rendono unico il granito, con un alternarsi di opaco e cristallino. Senza contare i megacristalli di anfibolo e pirosseno, che fanno da ulteriore contrasto.
E queste sono solo alcune delle mille varietà proposte……Rifatevi gli occhi qui!
Proprio da Bassi & Bellotti vengo introdotta al magico mondo delle varietà Macaubas……ma aspetterò il Brasile per parlarvene meglio.
Nota di merito va a RED Graniti, che come lo scorso anno, mi ha accolto con la mia amata parete in labradorite varietà Baobab (specifico perché esiste anche la varietà Blue Lemurian). Quest’anno niente parete violacea, sono stati più moderati, ma sempre riconoscibili.
La RED Graniti, oltre a occuparsi di rivendita, è diretta proprietaria di disparate cave in giro per il mondo, dagli Stati Uniti al Madagascar. Anche sul loro sito, cliccando su “Prodotti”, potrete rifarvi gli occhi.
Per ultimo ma non meno importante, vi cito il Gruppo Alberti, formato da due aziende:
- Alberti & Alberti, che tratta Marmi, Travertini, Onici e ha sede nel Veronese;
- Industria Marmi Alberti, che tratta Graniti, Quarziti, Sandstone e ha sede a Trento.
Andate a dare un’occhiata anche ai loro cataloghi, non ve ne pentirete (P.S.: la sezione delle novità credo sia under construction, ma tutte le altre varietà sono “visibili” nel catalogo!).
Mi sono dilungata veramente tanto sull’Italia, questo poiché gli stand italiani erano quelli più affascinanti ed estesi, ma anche perché può tornarvi utile scoprire aziende italiane a voi sconosciute.
Ed eccoci arrivati all’estero. Turchia e Brasile fanno da apri fila, mentre la Cina avrà addirittura un padiglione tutto per sé.
L’Edizione 2019 del Marmomac ha avuto come focus proprio il mercato turco, va da sé che alla Turchia è stato dedicato tanto spazio e visibilità. Pure la parte dedicata alle testate giornalistiche del settore era prettamente turca, con giornali in doppia lingua, turco e inglese (e che ovviamente io ho preso a chili, sempre compulsivamente, pensando fossero testate internazionali 😆). Tenete conto che la Turchia nel 2018 ha scalato la classifica fra i primi 6 produttori mondiali di marmo (“marmo” dal punto di vista commerciale, ovviamente), insieme a Cina, India, Iran, Brasile e Italia. Si spiega dunque il perché della scelta per l’edizione 2019 del Marmomac.
Dunque, dopo una passeggiata veloce in Turchia (molte moltissime aziende, ma nulla di eccezionale), mi dirigo bramosa in Brasile. Ad accogliermi, bandiere verde-gialle e rocce multicolori, nonostante gli stand fossero piccoli (ma molto molto concentrati di campioni). Mi soffermo maggiormente e scopro che moltissime varietà viste negli stand italiani in realtà provengono dal Brasile (abbiamo scoperto l’acqua calda), e che davanti a me non avevo più solo rivenditori, ma proprio produttori, proprietari di cave. Il Brasile, da questo punto di vista è ricco, ricchissimo. Ricco di varietà, di tipologie di rocce, di gemme, di colori. E molte di queste si trovano esclusivamente in Brasile.
Il più affascinante credo sia stato l’Azul Macaubas. C’è da dire che il Brasile è pieno di cave di Sodalite(Marmo Elite) e compagnia bella, ma vedermi enormi blocchi di roccia completamente azzurra, non è da tutti i giorni, sembra irreale. Non assomiglia a nulla che avessi già visto, né all’Azzurrite, né alla Sodalite (Marmomac 2018), né al Turchese, né al Lapislazzulo, né alla Celestina, né alla Lazurite. A nulla di tutto ciò. È un azzurro chiaro, quasi lattiginoso, pastello: quando vedrete la roccia, capirete. (Chi viene da Instagram l’avrà già vista in anteprima……Non seguite ancora @giovanigeologiallosbaraglio su Instagram?)
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Il colore azzurro intenso dell’Azul Macaubas é determinato dalla presenza di un minerale molto raro chiamato Dumortierite, che si trova solo in Brasile e in qualche regione del Sud Africa. Le cave della GM Granitos e Marmores ltda sono le uniche al mondo di Azul Macaubas.
Ma sveliamo il mistero: la roccia è una Quarzite (82% SiO2), arricchita in Dumortierite (0,8%), Muscovite (0,5%) e Cianite (0,5%). E che è la Dumortierite? Alex Strekeisen risponde.
Esiste un’unica cava al mondo di Azul Macaubas che appartiene da più di trenta anni alla GM Granitos e Marmores Ltda. Ultimamente alcune aziende hanno iniziato a vendere materiali simili con il nome di “Azul Macaubas”, creando confusione sul mercato: hanno un colore di fondo azzurro, ma con caratteristiche tecniche e tonalità molto diverse dall’autentico.
Margramar, altra azienda brasiliana, mi ha rapito completamente con le sue pareti multicolore…prime fra tutte, le novità 2019 Vibranium (di cui non ho una foto decente, ma vi lascio un video sotto) e Valpolicella (non l’hanno ancora messo a catalogo, la trovate nell’album che segue!)………….poi le varietà Aurora Borealis, Crytos, Zurich, Swiss Alps……non sapevo più dove guardare ❤ Vi lascio l’album sotto! (e per meravigliarvi ancora di più, qui trovate il loro catalogo!)
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Altro tema di quest’anno credo siano stati i PIANETI. Dico credo perché è stata un’impressione, vista la quantità di stand dedicati a questo tema. No, niente Big Bertha (se non capite la citazione, scoprite di più qui ) o campioni marziani, ma solo rocce terrestri “plasmate” a ricordare Giove, Venere e pianeti mai visti. Uno spettacolo per gli occhi, bellissimo.
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Quelli sopra sono i pianeti di Marmo Palissandro del Gruppo Tosco Marmi , proprietario dell’unica cava esistente al mondo di Marmo Palissandro, una Dolomia particolarmente preziosa con un’infinita varietà di venature e colori che la rendono unica. Di Marmo Palissandro abbiamo l’Arco della Pace a Milano, ma anche gli interni del Duomo di Pavia: due luoghi importanti per me, che solo ora scopro essere collegati al Palissandro e al Marmomac. Non si finisce mai di imparare.
Il viaggio continua: Africa, Europa e Medio Oriente, con una breve puntata in India e Iran. Nulla di troppo speciale. In realtà è un paradosso: tanti paesi sono patria delle più svariate varietà di rocce ornamentali. Dunque mi aspettavo stand memorabili: così purtroppo non è stato, ma la realtà è che queste tante varietà sono quelle che riempono i principali stand di aziende italiane, aziende che fungono da rivenditori. Quindi la cosa non mi stupisce più di tanto, tenendo conto anche del fattore trasporto in Italia di stand e materiali.
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A prescindere dal paese di provenienza, un’attenzione particolare va data a due tipologie di rocce, questa volta artificiali: la Cosmolite e le altre mille varietà Composite derivate dall’unione di diversi elementi (leghi fossili, agate, cristalli di ametista, ecc).
La Cosmolite è un materiale artificiale creato da Stone Italiana dall’unione di inerti di scarto, privati del quarzo. Non è nè il primo nè l’ultimo tipo di roccia di questa natura, ne esistono diversi in commercio. La diversità sta nella texture e nell’assenza di quarzo: gli inerti sono ottenuti da riciclo preconsumo e postconsumo, garantendo (senza il quarzo) anche una perfetta lavorabilità.
E le varietà Composite? Il premio per miglior stand di rocce composite va a …………………(rullo di tambuuuri)……………….. Maer Charme! Lo stand di è ipnotico, accattivante, psichedelico. Vieni investito da forme insolite, ripetizioni ipnotiche e colori sgargianti. Solo le foto possono farvi capire.
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Così mi addentro nel loro stand, osservando tutte le composizioni, rigorosamente illuminate per esaltarne l’aspetto. Chi vorrebbe una bella parete di legni fossili nella propria casa? Ed una parete completamente viola ametista? O, perché no, un bel salotto con quarziti multicolore ondulanti?
Sono rimasta talmente affascinata che ho chiesto di avere un dépliant o un catalogo, ma non avevano nulla, quindi ho lasciato la mia email per farmi inviare il catalogo…lo trovate QUI!
Gironzolo ancora un po’ fra varie nazioni e vari colori, ma all’alba delle 14:30 decido che forse era ora di dedicarsi a tutta la parte esterna della fiera.
Ma prima un break: torno momentaneamente al padiglione 1, e decido di prendere qualcosa da bere per staccare un attimo e riprendere le forze (avevo cellulare scarico e chili di dépliant-riviste in zaino e borse). Il bar, anch’esso di design e plasmato nella roccia, offriva un cocktail personalizzato, proprio del Marmomac, il MARMITO. Potevo esimermi dal provarlo??? No. E poi avrei potuto raccontare di avere bevuto un cocktail da geologi 😎
Cocktail fresco e buono, approvato! E dopo essermi ritemprata, si va all’attacco dell’area esterna, organizzata in blocchi e macchinari.
Lasciata sempre la sezione automezzi (gremita di bambini) e macchinari, mi dedico ai blocchi di roccia. Come lo scorso anno, il Marmo Palissandro faceva sentire la sua presenza con tutta una serie di grandi blocchi bianchi, raggruppati qua e là.
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Proseguendo, tante altre eccellenze italiane, Marmo Botticino, Rosso di Verona (Fasani Celeste) con ammoniti enormi, una meravigliosa Breccia Pontificia (Coppola Giambattista, Trapani), altri Travertini….poi Onice, sempre onici, di tutti i colori e fantasie……….ed eccomi qui arrivare da una cara conoscenza….Jaddeh Stone.
Jaddeh Stone è un ‘azienda iraniana che commercia alcune delle più belle rocce (a parte la labradorite sempre top di RED Graniti) di tutto il Marmomac; rocce provenienti dall’Italia, dalla Cina, dal Spagna, dalla Turchia, dal Medio Oriente; onici, marmi, graniti, travertini….e chi più ne ha più ne metta.
Quest’anno gli onici sono stati sorprendenti:
– Royal Orange Onyx
– Karma
e infine le varietà Glacier Green e Verde Tifone, che onice non sono, ma restano comunque notevoli. Eccovi la gallery!
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Dopo essermi rifatta gli occhi, con le gambe indolenzite mi appropinquo verso l’uscita, quando mi accorgo che avevo ancora una mezzora libera prima che la fiera chiudesse i battenti. Decido dunque di tornare indietro.
Rientro in un padiglione a caso e vago. Ad un certo punto raggiungo la sezione Press, con tanti stand, ormai chiusi e abbandonati, di testate giornalistiche e aziende promotrici di tante cose (master universitari – all’estero, non italiani – assicurazioni, software, libri….) : lì “rubo” qualche mastodontica rivista free (alcune delle famose riviste mezze in turco) e raccatto ogni qualsivoglia tipologia di dépliant e simil libro. I chili sulle spalle aumentavano, ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena (MarbleContest!).
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Esco poi da questa piccola zona abbandonata (per l’avvicinarsi dell’orario di chiusura), dirigendomi verso un altro padiglione: scopro che in alcuni punti di collegamento tra i padiglioni, in piccoli corridoi, erano nascosti dei negozi. Negozi di gioielli (ovviamente di semipreziosi e rocce), di souvenir in onice e chissà che…finchè vedo a tratti una vetrina dalla quale spuntano campioni blu acceso: mi lancio a capofitto.
Scopro che si tratta di Lapislazzuli dall’Afghanistan, tanto rari, tanto costosi, tanto imitati. Era pieno di collane grezze e rifinite di lapislazzuli, onice, perla vera e tante altre meraviglie. Poi ecco una vaschetta piena di acqua e campioni blu, grezzi. Chiedo ad una ragazza il prezzo delle collane: siamo intorno ai 100€ a filo (non avevano nemmeno la chiusura). Mi dico che è troppo, sono belle ma io sono povera. Poi chiedo se i campioni sono in vendita: quando dalla sua bocca è uscito “Sì”, mi si sono illuminati gli occhi. I campioni di un blu assurdamente acceso, tempestati di piccole piriti allineate, venivano venduti a peso, come il pane: 1€ al grammo. Mi dice che i campioni grezzi costano anche più di quelli lavorati: 1) perché sono di migliore qualità (e questo lo potevo vedere pure io, blu intenso e no venature di calcite); 2) perché potevano essere lavorati per creare gioielli.
Il Lapislazzulo è una roccia costituita da lazurite, calcite e pirite. Un parametro per valutare la qualità del lapislazzulo è il rapporto tra lazurite (blu) e calcite (bianca): più lazurite c’è , più la roccia assume un colore blu intenso, non interrotto da venature o discromie. In più, possono esserci particolari tessiture che possono conferire un maggiore o minore valore alla roccia. Io puntavo alla tinta unita, giusto interrotta da vene dorate di pirite.
I campioni che potevo in quel momento permettermi potevano essere massimo di 70 g, non di più. Poi, data la location, mi fidavo: mai avrei comprato all’avventura lapislazzuli…questo perché è una delle rocce più imitate, e il falso è dietro l’angolo. Ma il fatto che il negozio fosse al Marmomac, che l’azienda che stava vendendo avesse tutti i riferimenti e pure i biglietti da visita, mi ha fatto sentire “al sicuro” dai falsi. Quindi, decisa ad impoverirmi nel portafoglio ma non nello spirito, scelgo il mio campioncino prediletto. Ne scelgo uno da 59,90 g: dunque la mia spesa sarebbe stata di 60€ circa. Felice, vado alla cassa, dove però la ragazza viene sostituita dal proprietario che in inglese inizia a raccontarmi di come sia cambiato il prezzo del lapislazzulo nell’ultima decina di anni: dieci anni fa la qualità medio alta (quella che ho comprato io) costava 400 dollari al kg; ora ne costa 1000 dollari. E questo vale per quella qualità. Perché ci sono anche qualità più alte, più rare, più pure, più blu: lui ne aveva un campione, quindi si alza da dov’era seduto alla cassa, e mi invita a vedere quel campione. Il campione in questione era il lapislazzulo di miglior qualità, unico campione in tutto il negozio. Non so il peso esatto, ma era circa 8 volte il mio campione, ad occhio…ebbene, costava la bellezza di 950€. Mezza scioccata, torno alla cassa. Gli dico che sono geologa, e che comprendo ciò che mi stava raccontando, e così, inaspettatamente, forse anche perché mancavano 20 minuti alla chiusura della fiera, mi fa pagare soltanto 30€ per il mio amato campione. Ero una bimba felice, molto felice. Parliamo ancora un attimo, ringrazio, pago (con carta, quindi non era uno sconto “no ricevuta”), ringrazio ancora, e con il cuore pieno di blu lascio quel posto meraviglioso. Un affare.
Per farvi capire: a destra avete lapislazzuli di bassa qualità, a sinistra il mio amato campione (no, niente filtri se ve lo state chiedendo).
Non potevo chiudere il Marmomac 2019 in un modo migliore.
Il racconto è stato lungo, ho cercato di darvi tanti dettagli e riferimenti, ma il fine di questa Divina Commedia in padiglioni, è quello di invogliarvi a partecipare alla prossima edizione, nel 2020. Oltre che per svago, ” per rifarsi gli occhi”, fare un giro in fiera permette di osservare più da vicino il mercato del lapideo internazionale. Ricordo infatti che l’Italia è uno dei primi 6 paesi produttori di rocce ornamentali! Dunque, per un geologo, appassionato della materia, è un’ottima occasione per dare uno sguardo a questo mondo, spesso nascosto ma vivissimo. Scontrarsi con le realtà della fiera, tecniche o commerciali che siano, permette di avere un’ottica diversa del settore: per uno studente, dunque, o un neolaureato, diventa una delle migliori opportunità per entrare in questo mondo, saperne di più, capire, vedere le dinamiche, partecipare ad eventi e conferenze, fare domande, comprendere il link tra la nostra petrografia e il loro business. Significa conoscere, e lo si fa con poco, con una passeggiata. Certo, c’è da fare un viaggio e prendere un biglietto, ma ne vale la pena, alla grande. Marmito compreso.
Spero di non avervi annoiato con le mie peripezie e vaneggiamenti. E mi raccomando: segnatevi in agenda il Marmomac 2020, si svolgerà tra fine settembre e inizio ottobre!
Mi sto dimenticando qualcosa????
Ah, sì, il CONTEST!!!!!!! Certo, perché quei chili di dépliant li avrò presi per un motivo! Se siete arrivati fino a qui a leggere, sarete preparatissimi per il contest, il MarbleContest! Si svolgerà su Instagram, sulle Storie, più comodo ed immediato: farò una serie di quattro domande, a risposta aperta o multipla, inerenti al Marmomac o alle meravigliose rocce della fiera…..I primi tre (in ordine di tempo) che risponderanno correttamente alle 4 domande, riceveranno i tre plichi che ho opportunamente preparato. Il primo ad indovinare avrà il premio più succulento, per poi continuare con il secondo e il terzo, in ordine di tempo di risposta.
Disclaimer: a tal proposito, è doveroso informarvi del fatto che determinate tipologie di giveaway e contest “organizzati alla buona” sono diventate illegali in Italia, a meno che non rientrino nelle esclusioni ministeriali (o vengano organizzate con infinita burocrazia). Ho studiato un po’, guardate qui se vi interessa la materia: poiché i “premi” sono solo dépliant e free press offerti in fiera, per fortuna il contest rientra tra le esclusioni ministeriali in quanto i premi sono”di modico valore”, secondo il D.P.R. 26 ottobre 2001, n. 430 e le istruzioni indicate nella Circolare 28 marzo 2002, n. 1/AMTC del Ministero delle Attività Produttive (“modico valore” : valore assimilato a quello del lapis, della bandierina, del calendario e di oggetti ad essi similari, stimato in 1€). Possiamo dunque procedere con il MarbleContest!
Stay tuned, domenica 20 Ottobre alle ore 18 uscirà il MarbleContest sulle storie di Instagram!
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