Vademecum del neogeologo allo sbaraglio: consigli per lo smarrimento Post-Laurea – 3a Puntata
Eccoci finalmente alla 3a puntata del nostro Vademecum, con consigli utili per iniziare a destreggiarsi fra tutti i possibili futuri lavorativi per un geologo. E’ in preparazione una nuova rubrica del sito, che darà maggiore voce a questi futuri. Ma veniamo a noi e allo scopo di questo lungo lunghissimo articolo. Spero di non annoiarvi in questo viaggio
Dopo aver finito l’università, curato la stesura di un buon curriculum e tastato un pò il terreno in fatto di aziende presenti e mondo lavorativo, ora andiamo a concentrarci maggiormente su come vendere se stessi e come acquisire nuove competenze particolarmente utili ad una figura professionale geologica. Partiremo dal cosiddetto “Personal Branding” che è qualcosa che già conoscete ma che verrà applicato alla professione, alla presentazione di voi stessi e delle vostre capacità/aspirazioni, ai corsi utili per implementare le vostre skills, fino al tanto agognato momento del colloquio.
Come per la prima e la seconda puntata, preciso che non mi concentrerò su di un percorso professionale di tipo accademico.
E se vi siete persi la scorsa puntata, e la prima, eccovi i link!
PRIMA PARTE
1- RIPOSO
2- CURRICULUM VITAE
3- LINKEDIN
Vademecum del neogeologo allo sbaraglio: consigli per lo smarrimento Post-Laurea – 1a Puntata
SECONDA PARTE
4- E’ ORA DI CERCARE LAVORO: COME E DOVE
4.1 – RICERCA GENERALIZZATA
4.3 – LA CANDIDATURA SPONTANEA
4.4 – PROGETTI ALL’ESTERO
4.5 – JOB FAIR, CAREER DAY E JOB MEETING : OPINIONI GEOLOGICHE
TERZA PARTE (questo articolo)
6 – PERSONAL BRANDING: OLTRE IL CURRICULUM
6.1 – COSA SI INTENDE, GLI STRUMENTI
6.2 – PERSONAL BRANDING BY LINKEDIN
6.3 – LE LETTERE: DI PRESENTAZIONE, MOTIVAZIONALE E COVER LETTER
6.4 – LETTERE DI RACCOMANDAZIONE
6.5 – LE NUOVE FRONTIERE, PER SPINGERSI OLTRE : VIDEO-CV
6.6 – GLI ALTRI SOCIAL NETWORK: COME NON CASCARE IN ERRORI STUPIDI
7 – CASPITERINA MI HANNO CHIAMATO: IL COLLOQUIO
7.3 – L’APPROCCIO POST-COLLOQUIO: CONSIGLI
5 – GARANZIA GIOVANI
Che cosa è Garanzia Giovani?
Ero un pò indecisa riguardo allo scrivere un capitoletto in merito oppure no, ma ho scoperto che molti neolaureati non conoscevano nulla di Garanzia Giovani, quindi procediamo.
Garanzia Giovani è un piano europeo per favorire l’occupazione giovanile di ragazzi e ragazze con meno di 29 anni, senza lavoro e non impegnati in percorsi formativi. Il piano, in teoria, prevede fondi europei stanziati fino al 2020, per incentivare i datori di lavoro ad assumere gente giovane e anche senza esperienza. Vi dico in soldoni cosa prevede: voi vi iscrivete ed entrate in un database di dati, se un’azienda o anche una piccola realtà vi vuole assumere può fare riferimento a Garanzia Giovani e richiedere dei fondi per potervi pagare e avere degli sgravi fiscali riguardo alla vostra assunzione; il vostro “stipendio” o rimborso spese verrà pagato in parte dal datore di lavoro e in parte con i fondi. A volte i fondi coprono quasi totalmente il rimborso spese dato al giovane lavoratore. Garanzia Giovani funziona attraverso l’attivazione di stage ufficiali, con un minimo salario garantito (anche se ridotto all’osso), che varia da regione a regione.
Questo in teoria.
Ora veniamo ai fatti. Garanzia Giovani è partita qualche anno fa con il botto, ed ha funzionato molto bene all’inizio, degradando poi molto velocemente nel giro di due anni, tanto che attualmente la situazione non è florida. Ripeto: questo varia da regione a regione. Attualmente il sistema arranca e si fa fatica a reperire i fondi, dunque ci sono assunzioni bloccate (o negate – poi vi spiego) e pagamenti ritardati anche di mesi, poichè i fondi o non sono disponibili o arrivano molto in ritardo. Ora Garanzia Giovani è da prendere con le pinze.
Vi ho detto “assunzioni negate” per un fatto accadutomi quest’estate. Applico per uno stage in una azienda, che si occupa di GIS, rilievi e modellazione 3D (semplifico). L’azienda faceva e fa lavori davvero molto fighi in my opinion, quindi ero super esaltata. Faccio tutto per bene, e mi richiamano. Colloquio. Il colloquio va super bene, si ride e si parla di tante cose, finisce con un “ti facciamo sapere ma abbiamo bisogno di molte persone come te perchè abbiamo molti progetti”. Esaltazione massima. Tuttavia il mio cinismo mette la mani avanti, e mi fa rimettere i piedi per terra in attesa di una chiamata post-colloquio. Chiamata che arriva, dove mi dicono che mi vorrebbero nel loro gruppo, proponendomi però altri tipi di collaborazione (dottorato) in quanto avevano saputo (solo dopo i colloqui) che per la regione Puglia non erano disponibili i fondi di Garanzia Giovani. Volevano assumermi ma “non potevano”. Ero rimasta un pò basita, ma in tante realtà funziona così purtroppo. Non dico che in tutti gli studi-aziende utilizzino Garanzia Giovani, ma in molte è così. L’epoca del “tu lavori-io ti pago” sembra sempre di più un ricordo lontano.
Dunque, se siete appena usciti dall’Università, andate ad iscrivervi sul sito di Garanzia Giovani.
Il sito stesso è abbastanza confusionale, indice di un’organizzazione poco “organizzata”. Fatto il profilo, avrete finito. Taluni consigliano di inserire una breve frase nel curriculum che dica che siete iscritti, ma secondo me è superflua. Nel caso applichiate a delle offerte di tirocinio in qualche studio o azienda che richiedono l’iscrizione, potrete farla in un solo minuto.
Il sito offre una sezione dedicata agli stage offerti: non abboccate, come sempre le offerte nel nostro settore sono nulle. E’ inutile la sezione in sè, in quanto l’iscrizione a Garanzia Giovani è indipendente dalle offerte presenti sul sito: è solo un’iscrizione e chiunque potrebbe richiedervela,a prescindere dalle offerte lì mostrate.
In sostanza, per finire, l’iscrizione a Garanzia Giovani non è fondamentale, e non vi dà più o meno chances di chi non ce l’ha. Tuttavia, nel caso vi chiedano qualcosa in merito, potrete già essere informati.
Non voglio dilungarmi ulteriormente, l’Internet è pieno di racconti ed opinioni, anche positive
6 – PERSONAL BRANDING: OLTRE IL CURRICULUM
Ora apriamo una lunga lunga parentesi. Del Personal Branding ne abbiamo già parlato in lungo e in largo, ma senza nominarlo mai.
“Il tuo Personal Brand è la ragione per cui un cliente, un datore di lavoro o un partner ti sceglie. Il Personal Branding è il processo per identificarla, coltivarla e comunicarla nella maniera più efficace possibile.”
Dunque tutto ciò che fate per promuovere voi stessi, le vostre capacità, le vostre esperienze e i vostri punti forti, rientra nel Personal Branding, dal redigere un CV all’altezza, al realizzare un profilo LinkedIn adeguato, a saper parlare di voi nel modo più intelligente (e furbo, ma senza malizia) possibile. Non significa “vendersi” raccontando bugie o pompando le informazioni che date su di voi, ma significa imparare al meglio come vendere ciò che realmente siete e sapete. Anche in questo caso vi dico che c’è gente che lavora in questo settore, ricavandosi un angolino di mercato e offrendo i propri servigi a caro prezzo. Ma gli aspetti che andrò ad approfondire qui sono altri, e sono il vero fulcro: come si può applicare tutto questo nel nostro caro e sofferente settore? Come possono Geologia e Personal Branding andare d’accordo?
Passo a passo nel capitolo vi farò vedere come, attraverso esempi pratici e piccoli consigli.
6.1 – COSA SI INTENDE, GLI STRUMENTI
Fare di sè un una “figura professionale” non è un gioco, è di per sè un lavoro, ed è propedeutico alla ricerca di nuove posizioni. Dovrete diventare non solo buoni geologi, ma anche buoni venditori. A parte la passione e tutte le cose belle, il lavoro è anche Soldo. E il soldo arriva a te se tu dai qualcosa in cambio, “vendi” un prodotto: quel prodotto sei tu. Quindi, ancor prima di iniziare a cercare lavoro bisognerebbe fare un esamino di coscienza e capire dove vogliamo andare a parare. Di ragazzi e ragazze “in cerca di stage e opportunità” ce ne sono a vagonate, dunque, perchè uno studio dovrebbe scegliere voi e non la ragazza col caschetto nero che ha quel bel sorriso? Loro non vi conoscono, e le uniche cose che sanno su di voi le ricavano da un foglio di carta (o pdf che sia), uguale a tanti e tanti altri. La soluzione è risaltare, brillare sulla massa. Parliamoci chiaro: io vorrei che tutti i neogeologi trovassero lavoro, ma la realtà, sapete bene anche voi, non è così, dunque bisogna lottare un pochettino per trovare il proprio spazio.
Vi faccio un esempio pratico, così ve ne rendete conto. Userò LinkedIn in questo caso, patria del Personal Branding in fatto di lavoro. Attenzione, sono esempi reali…ho solo variato nomi e foto (non però lo stile) per rispetto della privacy.
ESPERIMENTO:
Avete preparato un’offerta di lavoro su LinkedIn per un Junior Geologist (senza esperienza) e questi sono i primi 5 candidati. Ora vi chiedo…quale profilo vi ispira di più? Intendo subito ad occhio, senza stare a leggere vita morte e miracoli di ciascuno. Ovviamente “vi ispira” nel senso “paghereste per fargli/le fare un lavoro”, in sostanza chi vi dà, in base a quei pochi dati che potete vedere, una maggiore fiducia in campo professionale.
Non sono sicura l’esperimento abbia funzionato, ma l’immagine è comunque ottima per illustrarvi quanto segue. Se la vostra risposta è stata “Luca” allora mi avete già compreso. In altro caso, comprenderete nelle righe seguenti.
Certo, una buona immagine o una bella frase non potranno mai sostituire titoli e anni di esperienza lavorativa, ma, in un gruppo di pari livello, può far la differenza. Così, nella marea di geologi, tu sarai “quel geologo”. E sarà, per chi cerca lavoratori o collaboratori, un modo per ricordarsi di te, in senso positivo ovviamente.
Qui si insinua il discorso del Personal Branding: riuscire a vendersi prima di poter dimostrare le proprie capacità. Non è un discorso da nulla. Fate conto che nell’eventualità decidiate in futuro di aprire un vostro studio professionale, vi scontrerete direttamente con queste problematiche, appunto perchè dovrete vendere i vostri servigi. E dimostrare, ancor prima di iniziare, perchè i clienti dovrebbero scegliere il vostro studio e non quello sotto casa.
Applichiamo ora questo discorso a noi giovani geologi in erba. Analizziamo quali strumenti abbiamo a disposizione:
- CV: per le tips in proposito, vi rimando al primo articolo
- LinkedIn: anche qui, per un uso consapevole, andate a rileggere il primo articolo e poi il secondo articolo
- Lettera Motivazionale, di Presentazione e Cover Letter
- Lettere di raccomandazione
- Video-CV
- Gli altri social network
UNA COSA IMPORTANTE: tutto il bel discorso su CV perfetto, LinkedIn e roba varia, trova il tempo che trova. Non è necessario essere perfetti in questo, ma iniziare a creare tutto ciò, vi può aiutare in qualcosa di essenziale: IMPARARE A DESCRIVERSI. Anche se non utilizzerete LinkedIn o invierete CV, quando troverete lavoro dovrete affrontare un colloquio, durante il quale dovrete rispondere a tante domande che già un buon CV e un profilo LinkedIn vi pongono. Dunque la creazione di tutte queste belle cose è una PALESTRA per affrontare proprio questo tipo di domande. Quando devi andare a scrivere le tue “soft skills”, cerchi di farti un esame di coscienza e capire cosa puoi scrivere. Ebbene, chi ti farà un colloquio ti farà le stesse domande. Inoltre, il fatto di dover scrivere e descrivere in poche parole quello che si sa o i contenuti di un corso o di un’esperienza fatta, ci insegna ad essere chiari e diretti. E il giorno del colloquio sarete più pronti a rispondere alle domande che vi saranno poste, che sia lo studio professionale o la grande azienda.
Non ti insegnano da nessuna parte a parlare di te, come professionista, neolaurato e COME PERSONA, non ti insegnano a chiarire i tuoi punti di forza e le tua aspirazioni. Non ti insegnano da nessuna parte a come parlare di te. Ebbene, la creazione di un CV ben studiato e di LinkedIn ti mette davanti agli occhi queste sfide (completamente personali) prima di arrivare al colloquio. E arriverai proprio al colloquio molto più consapevole e pronto.
Anche a questo servono, anzi, soprattutto a questo.
Quindi, se avevate ancora delle riserve riguardo a questi strumenti, dimenticatele.
Ora andiamo avanti
6.2 – PERSONAL BRANDING BY LINKEDIN
Non starò a ripetere cose già dette, ma voglio dirvi qualcosa in più su come utilizzare LinkedIn per promuoversi.
- Aggiungete una descrizione. LinkedIn permette di aggiungere una sezione iniziale sotto le info principali, dove scrivere una brevissima descrizione o qualsivoglia frase su di sè: utilizzatela con attezione e metteteci anche allegati, che so, presentazioni di vostri lavori o CV o certificazioni ufficiali. Deve essere un riassunto, quindi non dilungatevi e non caricate mille allegati. Per farvi capire eccovi due diversi profili. Senza andare a vedere le sezioni sottostanti su Formazione ed Esperienze, nelle prime righe si può già capire con chi stiamo avendo a che fare. Anche se è solo una prima impressione.
- Mettete una copertina, che sia chiara e sensata, va bene anche un montagna, ma qualcosa mettete. Lo sfondo azzurro uguale per tutti è proprio brutto da vedere.
- Pubblicate spesso. Se state frequentando tirocini o corsi, pubblicate foto di ciò che state facendo. Se siete in montagna e fate un’escursione, una foto di un bel affioramento con tanto di commento tecnico o scientifico può essere interessante, anche se legato a vacanze o week end fuoriporta. Ma siamo geologi, quindi è inerente e può far nascere confronti con altri contatti nei commenti. Se lavorate, una foto di qualche attività che state svolgendo è la miglior cosa per tenere alta l’attenzione: è sempre bello vedere un penetrometro. Se non avete foto, pubblicate contenuti che ritenete interessanti. L’importante è comparire spesso nelle bacheche altrui. Non tutti i giorni, ma almeno una volta a settimana sì.
- Non dimenticatevi di LinkedIn una volta che trovate lavoro. Non si sa mai in futuro come può andare, e la costruzione del vostro profilo come geologo richiede CONTINUITA’. Se pubblicate tantissimo, trovate lavoro e poi lasciate tutto nel dimenticatoio, il profilo diventerà inutile. Non richiede molto sforzo. Togliete qualche minuto a Facebook, Youtube o Instagram e dedicatevi a lui!
- Commentate e partecipate attivamente ai gruppi. Conoscerete e vi farete conoscere di più.
6.3 – LE LETTERE: DI PRESENTAZIONE, MOTIVAZIONALE E COVER LETTER
Addentriamoci ora nel mondo delle LETTERE. Spesso in allegato al CV richiedono una lettera di presentazione. Tuttavia non esiste solo quel tipo di lettera, e c’è una gran confusione al riguardo. Il “sapersi vendere” passa anche da qui, dunque facciamo un pò di chiarezza.
La lettera di presentazione o “cover letter” non è una semplice lettera di accompagnamento al curriculum vitae, ma costituisce il corpo dell’email con cui si invia il CV all’azienda cui si è interessati. L’obiettivo di una cover letter è farsi notare, spiccare tra le centinaia di candidature ad un annuncio dando l’impressione in chi la riceve di essere non solo molto interessati ad esso, ma anche di essere la persona ideale per quella posizione. Lo scopo di una lettera di presentazione è, in definitiva, indurre il selezionatore che la legge ad aprire il curriculum che trova in allegato.
Invece, quando la lettera di presentazione è richiesta in genere si tratta di una lettera motivazionale: in questo caso c’è una leggera differenza.
La lettera di presentazione deve essere breve e incorporata nel testo della mail si da poter essere letta subito, la lettera motivazionale invece può anche essere un po’ più lunga, ma mai più di una pagina, redatta anche in formato pdf e allegata alla mail.
– Nella lettera di presentazione si toccano in genere i punti salienti dell’offerta di lavoro ricollegandoli a personali competenze ed esperienze in maniera tale da mettere in evidenza il fatto che siamo i candidati più idonei a quel ruolo.
– Nella lettera motivazionale invece, spesso richiesta per essere ammessi a un corso di laurea o dottorato oppure per un bando o concorso, si parla delle proprie motivazioni personali collegate al progetto, inclinazioni, passioni e atteggiamenti che spingono verso quella direzione.
In entrambi i casi la lettera deve essere sempre PERSONALIZZATA, indirizzata proprio a quell’azienda o studio, non può esserci mai un modello standard da mandare in copie uguali a tutti. Esattamente come per il CV, anche la lettera di presentazione deve quindi essere mirata. Non si tratta di riscriverla tutte le volte ma comunque di apportare cambiamenti e accorgimenti dettagliati in conseguenza dell’offerta per la quale vi state candidando.
Per personalizzarla per ogni azienda a cui vi rivolgerete dovrete studiare tutto di quella azienda: dai settori di interesse, ai maggiori progetti, ai futuri progetti, al personale, tutto quello che si può trovare. Analizzate siti, pagine LinkedIn o Facebook (ricordate quando vi ho spiegato come trovare le aziende?)…E se non trovate nulla cercate il nome dello studio o del “capo” su Google e vedete se in giro per il web ci sono pdf di qualche relazione di progetto o geologica, qualche documento dove lo studio è citato. Proprio qualunque cosa. E leggete attentamente l’annuncio per il quale avete deciso di candidarvi. Solo avendo ben chiare le competenze e i requisiti che l’azienda sta cercando nei candidati, potrai affermare che le tue, di competenze, sono in linea con la posizione aperta.
Vi faccio degli esempi.
Qui sotto vi mostro la mia primissima lettera di presentazione (non motivazionale). Ero confusa e sono stata presa alla sprovvista, preparandola velocemente. Leggetela e pensateci, individuando certi errori o cosa non va secondo voi. Dopo l’immagine vi linko la lettera corretta, secondo me, con tutte le evidenze e i classici errori, che oggi, quasi tre anni dopo, non voglio più fare. Noterete che molte delle cose che alla prima lettura sembravano “normali” da inserire in un lettera di presentazione, in realtà sono sbagliate.
Ancora più sotto invece, vi linko come correggerei oggi la lettera, sottolineando come cambierei i miei stessi errori.
QUI LA LETTERA CON GLI ERRORI EVIDENZIATI!
La lettera non è per niente personale. Non si capisce nulla di me da quelle parole. Quello che si capisce è che ho voglia di fare, sì, ma niente più. Mi affido ad aggettivi strausati e frasi fatte per colmare quelle lacune che sono indice della mia confusione: non so descrivermi e uso quelle parole, presenti in qualunque CV. In più, se non fosse per il nome “Pane & Geologia” (ovviamente nome di fantasia), non capirei a chi sto scrivendo la lettera. Non c’è nessun accenno all’attività dello studio. Sì, è uno studio geologico, ma cosa fanno? Cantiere? GIS? Bonifiche? Ambientale? Campionamenti? Geotecnica? Fotogrammetria? Geofisica?????? E’ solo un grande minestrone dove scrivo cosa ho fatto in università, tra cartografia, qualche cosa di geofisica e un’ “indubbia”conoscenza di AutoCAD (come se precisare l’annata del software fosse figo ed utile). Comunque, tanti tanti errori, molti anche stupidi.
Se cambiassi il nome dello studio, la lettera andrebbe bene anche per altri: questo è un errore, significa che la lettera non è abbastanza mirata.
Le uniche frasi che salverei sono quelle sottolineate in verde.
ECCO INVECE COME LA CORREGEREI
Questa è la mia lettera di presentazione alternativa: ci ho messo anni a capire come uscire dalle convenzioni e scrivere con regole ma senza paletti autoimposti. Sono stata sincera e leggera, con qualche frase stramba ma ho cercato di dare un’immagine di me da aggiungere al CV. Ovviamente ho ancora molti anni davanti a me per poter imparare a migliorare anche questa di versione. Già ora farei delle correzioni, per esempio penso sia troppo lunga, e dovrei fare qualche riferimento in più alle loro attività. Ma avrò tempo per migliorare. Ve la mostro solo perchè possiate fare un confronto con la lettera precedente.
Non potrete mai avere una versione definitiva, ve lo garantisco. E ricordate, senza esagerazioni, che dovete lasciare il segno e far sì che si ricordino di voi.
Ma se questa lettera vi sembra fin troppo “libera”, c’è qualcuno che in quanto a faccia tosta mi batte. Costui è Al Biedrzycki.
Grazie a questo video di presentazione (datato un bel pò di anni orsono), oggi Al Biedrzycki lavora in HubSpot . La forza di questa videocandidatura, non sta solo nella sua originalità, ma nel fatto che Al Biedrzycki ha dimostrato di conoscere bene il mondo del web e lo ha fatto “vendendo bene sé stesso”. L’azienda lavora infatti nel settore Web e Marketing. Good job, dude!
Ora togliamoci la canzone dalla testa e torniamo a noi.
Nel caso dobbiate scrivere una lettera motivazionale, dovrete invece calcare maggiormente sulle motivazioni che vi spingono ad applicare. Una lettera più orientata al futuro che al passato, che parli di voi e che parli del perchè vi state candidando. Lo so, la vera e reale motivazione è : sto cercando un tirocinio, voglio imparare. Ma in realtà, anche se subito non viene in mente, le motivazioni che vi possono spingere sono altre. Conosco ragazzi che hanno accettato i primi tirocini in studi e aziende dove passavano il 99% del tempo davanti al pc, quando in realtà volevano mettere le mani “in pasta”, o meglio, NEL TERRENO e infangarsi le scarpe antinfortunistiche durante le mattinate passate a fare prove sul campo. E di persone che volevano esattamente il contrario. Dunque, le motivazioni, diverse da ognuno a ognuno, ce le avete, ma dovete tirarle fuori ed esprimerle. Va bene accettare tutto, essere “open-minded” davanti a tutte le poche occasioni, anche se non combaceranno al 100% con le nostre aspirazioni, ma le ragioni per cui abbiamo scelto di affrontare questa disperata ricerca, questa strada e questo tipo di futuro non si limitano al “ Sto cercando un tirocinio, voglio imparare”, ma sono per ognuno diverse ed interessanti. Perchè prima di essere neogeologi, siamo persone con una storia.
Perciò occorre anche qui capire come esprimere tutto questo e dargli un ordine, senza dilungarsi troppo e senza diventare troppo “romantici”.
Vi linko due esempi, uno mio e uno no. La mia lettera, piena di errori, è stavolta in inglese, utilizzata per partecipare ad un programma della Regione Piemonte per tirocini all’estero. Ero appena laureata, e ho fatto gran fatica a scriverla. Oggi la scriverei diversamente. Ve la mostro solo per fare un confronto con la struttura di una lettera di presentazione, che, come potrete notare, è quasi-completamente diversa.
Il secondo esempio, che invece trovate al link, è una lettera più breve, di un neolaureato in un altro settore. Anche in questo caso potrete notare le differenze con le lettere di presentazione.
Vi indico qui, invece, un pdf che può esservi utile nello scrivere lettere e altri documenti in inglese, una specie di frasario-saluti. Usatelo con cautela, vi dà una dritta ma cercate di fare il vostro.
Dunque, spero di avervi fatto un pò di chiarezza in questo mondo di lettere confuse. Fa da sè che le lettere sono una cosa strettamente personale, e ognuno ha il suo modo. Quindi, vi prego, sforzatevi ti trovare il vostro e non annichilitevi su esempi ed esempi che potete trovare in Internet, e pure gli esempi che vi ho mostrato io. La vostra fatica, anche se non verrà ricompensata con il posto di lavoro tanto agognato, vi servirà in tanti altri modi, modi di cui non vi renderete conto subito. Si tratta di imparare, e se copiate non imparerete nulla.
Detto questo, in bocca al lupo per il lavoro, lo studio e la fatica che ci metterete.
6.4 – LETTERE DI RACCOMANDAZIONE
Capita che per proporsi per bandi, concorsi, posizioni di lavoro, master, dottorati e quel che sia, vengano richieste delle lettere di referenze, una o più. Altresì detta Lettera di Raccomandazione, si tratta di una breve lettera in cui il vostro precedente datore di lavoro (o relatore di tesi) consiglia alla futura commissione che dovrà giudicarvi il perchè dovrebbero scegliervi. Sempronio ha fatto un buon lavoro, quindi scegliete lui: questa è la struttura, in breve.
Potrà dunque capitare di dovervi scontrare anche con questa realtà. Addentriamoci un pò.
La lettera di referenze, il cui intestatario NON SIETE VOI ma il vostro ex-capo, si struttura così:
– Primo paragrafo: si menziona il vostro nome, il nome dell’impresa, le date di inizio e fine rapporto d’impiego, così come il titolo della vostra posizione
– Secondo paragrafo: si menzionano le vostre qualità, realizzazioni e responsabilità. È un breve riassunto degli incarichi principali che avete assunto nell’ambito dell’azienda, durante il rapporto di lavoro. Se il capo è soddisfatto del vostro lavoro, potrà esprimere commenti positivi nei vostri confronti e agevolarlvi nella ricerca di un lavoro. Al contrario, se non è rimasto soddisfatto della persona, potrà esprimersi in termini vaghi e generici.
– Terzo paragrafo: si scrive la formula di raccomandazione e la formula di cortesia.
In molti casi è il candidato stesso che cura la bozza lasciando all’ex-datore o relatore solo l’apposizione della firma. Infatti per loro scrivere una lettera di raccomandazione può comportare una notevole perdita di tempo ed è per questo che fornire una bozza può essere una buona iniziativa: si alleggerisce il lavoro e elimina il rischio per voi che la lettera non venga mai scritta (a me è capitato di richiedere una lettera di referenze per una summer school per mesi).
Ecco un esempio pratico:
Ora un consiglio personale: la richiesta di lettere di referenze non deve necessariamente ridursi al vostro ex-datore di lavoro o al vostro relatore di tesi, ma l’invito a scriverne una, anche se breve, deve essere, SECONDO ME, esteso a chiunque vi abbia seguito in una determinata situazione. Per esempio, hai partecipato ad una summer school dove hai conosciuto l’organizzatore che è anche un super professor in materia? Chiedigli di scrivere qualcosa per te. Hai frequentato un breve tirocinio curriculare in un studio? Stessa cosa. Hai collaborato in un progetto con altre Important Person o Very Important Person del settore? Fatti coraggio e chiedi. Al massimo la risposta sarà no, e ve ne andrete esattamente come se non l’aveste chiesto.
Nessuno mi aveva mai consigliato questo: l’ho imparato sulla mia pelle, perdendo tante occasioni importanti. Ovviamente chiedete “a caldo”, e non dopo mesi, quando il rapporto si è “raffreddato”. Fatevi furbi.
Un tip tecnologico: esiste una versione online delle “referenze”, brevi o lunghe che siano. E indovinate dove sono? Sì, su LinkedIn. Se scorrete in basso il vostro profilo potrete infatti trovare una sezione dedicata alle vostre skill, con tanto di “Punteggio” dato dalla quantità di contatti che vi hanno confermato queste qualità e competenze.
Ma la sezione che sta poco più sotto è ancora meglio: qui vecchi collaboratori, compagni di avventure, datori di lavoro o colleghi possono scrivere qualche riga su di voi, costituendo di fatto una lettera di referenza online.
E voi direte: come faccio ad averle? Beh, chiedendo. E’ difficile, almeno in Italia (mentre all’estero è più usuale) ottenere per magia una referenza così senza chiedere. Quindi sapete cosa fare: se avete dei contatti (ovviamente iscritti a LinkedIn) con cui avete un buon rapporto e avete avuto una qualche collaborazione positiva, chiedete, prima di congedarvi da quell’esperienza, un pensiero per voi su LinkedIn. Perchè, a differenza di una lettera di referenze di cui potete fare una bozza, per questo tipo di referenza online, in gergo LinkedIn “segnalazione“, è necessario che chi vi “giudica” acceda al suo profilo e da qui scriva autonomamente. Ed è una raccomandazione senza la struttura di una lettera: può essere una frase, un racconto, un poema, senza ordine, libero, senza paragrafi. Come se fosse un’opinione sotto un prodotto di Amazon.
6.5 – LE NUOVE FRONTIERE, PER SPINGERSI OLTRE : VIDEO-CV
Finora vi ho parlato di tante cose, tanti mezzi, tanti pdf e fogli di carta, da scrivere minuziosamente e con uno stile intelligente e accattivante. Ma se dalla calligrafica siamo passati ad una tastiera, dalla tastiera passeremo poi a qualcos’altro. Ed è qui che, improvvisando prima di tutti, potrete imparare ad utilizzare nuovi strumenti, al passo con la tecnologia.
Vi mostro qualche cosa.
Il video dura 1:50 minuti e potete vedere la signorina Fera Cherilyn Julian, neogeologa, in piedi a raccontarsi con tanto di galleria fotografica. La qualità del video non è il massimo, si può fare di meglio. Ma tutto ciò non conta: cosa possiamo scoprire con questo video?
Eccovi introdotto il VIDEO-CURRICULUM. Avete capito bene, un breve video, costruito, dove, in maniere diverse (ve ne mostrerò qualcuna) potete parlare di voi e presentarvi. Si tratta di un metodo di candidatura nato tra i designers, videomakers e fotografi, cresciuto con gli esperti di comunicazione, e approdato ora negli schermi di tutti i settori. Pensate che in molte università, tra le facoltà di comunicazione e tecnologie, viene dato agli studenti come “compito” o progetto da preparare. Ovviamente all’estero le cose stanno andando molto più velocemente che qui.
Un videoCV non vi assicura un lavoro, esattamente come un CV in pdf, ma se fatto con cognizione può darvi qualche chances in più, soprattutto se vi rivolgete a grandi aziende. Mal che vada, se non potrete utilizzarlo nelle candidature, potrete lasciare sul CV classico un riferimento (per esempio su YouTube o altre piattaforme) e invitare alla visione. Se invece sarà possibile aggiungere alla candidatura vari formati di allegati, perchè non provarci?
Quindi eccovi una panoramica delle tipologie che girano al momento (potete farvi un cultura cercando su Youtube):
- DI PERSONA – Livello Beginner
- TIPO PRESENTAZIONE PPT – Livello Beginner
- PRESENTAZIONE DINAMICA – Livello Skilled
- DI PERSONA CON GRAFICA DINAMICA – Livello Master
Per il primo tipo vi rimando al video più sopra: semplice, parlante, con sfondi neutri, gallerie di foto e montaggio base. E’ il più accessibile, ed il più veloce da preparare. Ma occhio agli errori: se vi mettete in gioco così direttamente, dovrete anche saper parlare nel modo giusto, dunque eccovi qualche dritta (e gli errori da evitare – tralasciando l’ultimo “consiglio”) se preferite questo stile:
Se invece non volete metterci la faccia, esistono alternative attraenti: potrete preparare una presentazione usando Power Point e tramutarla in video, e con qualche operazione di montaggio aggiungere la vostra voce che racconta e segue la presentazione. Una presentazione silenziosa sarebbe del tutto inutile e pure noiosa.
Ma per presentazioni di livello, vi consiglio qualcosa in più rispetto a Power Point: presentatevi con Prezi! Prezi è un portale che vi permette di preparare presentazioni dinamiche con estrema facilità. Un’evoluzione smart di Power Point, insomma. I template (alcuni gratuiti altri a pagamento) e le strutture che potrete utilizzare sono molte ed accattivanti: basterà aggiungere la vostra voce ed ecco pronto un videoCV senza la rigidezza di Power Point. Ovviamente potrete sfruttare Prezi anche per preparare le vostre presentazioni di tutti i giorni!
Eccovi un esempio di video curriculum preparato con Prezi:
Quando però oltre al coraggio ci mettete lo STUDIO, ecco che potrete spingervi fino a livelli Master. Prerogativa di chi sa già mettere mano a questo tipo di produzioni (designers, videomakers, YouTubers, ecc…), può essere accessibile con un pò di pazienza e lavoro anche agli amatori : si tratta delle presentazioni con grafica ed infografica dinamica e persone viventi parlanti.
Sia chiaro: per questo tipo di videoCV dovrete imparare ad utilizzare nuovi software all’altezza. Ed io quest’estate mi ci son messa, un lungo lavoro cha passava da scaricare versioni di prova di software sconosciuti, al vedere mezzore e mezzore di videotutorial su Youtube: non l’ho ancora finito, ma la struttura ce l’ho. Ora, senza svelare le mie di idee, vi confesso che imparare ad usare anche una parte di uno di questi programmi vi permetterà di uscire dagli schemi di semplici montaggi e presentazioni, customizzando tutto quello che vorrete. Basta avere costanza ed idee. Vi dirò, con questa scusa mi sono avvicinata alla suite di Adobe Creative, guardando un pò After Effects e strizzando l’occhiolino a Premiére (per i neofiti -lo sono pur io- si tratta in soldoni di programmi per elaborazione e montaggio di video).
Certo, non è lavoro di geologo saper maneggiare questi strumenti: chi me lo fa fare? Ognuno è libero di avventurarsi per le strade che crede, io ve l’ho solo mostrata. Starà a voi decidere quale potrà essere l’approccio migliore per voi. Di fatto il mio videoCV è ancora in una cartella nel Desktop, ma quando avrò tempo per concluderlo, sarete i primi a vederlo. Ed ho trovato lavoro anche senza, ok. Ma non sta qui il punto. Le grandi idee ce le hanno tutti, davvero, in tanti. Ma solo i primi che anticipano i tempi e si applicano al meglio prima degli altri ce la fanno. Immagino che fra qualche anno, massimo un decennio, i videoCV (prima all’estero poi qui) spopoleranno. Io almeno ci provo ad anticipare i tempi. Mal che vada imparerò qualche cosa in più su Adobe e lascerò la mia cartella sul Desktop.
6.6 – GLI ALTRI SOCIAL NETWORK: COME NON CASCARE IN ERRORI STUPIDI
Qui troverete una rassegna di consigli, più che altro per evitare figuracce prima di essere assunti e pure dopo. Per fortuna facciamo parte di una generazione che si sa muovere con i social network, o almeno, ne capiamo limiti, possibilità e pericoli. Riguardo specificatamente al lavoro, però, a volte possiamo commettere degli errori stupidi, presi da disattenzione o ingenuità. Eccone qualcuno.
– Se su Facebook hai un profilo con il tuo nome, imposta la privacy per gli sconosciuti, soprattutto se hai foto della sbronza di venerdì sera. Stesso discorso per Instagram, fai un profilo privato. Così nel caso vogliano dare un’occhiatina al candidato prima di procedere, rimarranno a bocca asciutta. Spioni.
– Se invece non avete problemi con la privacy e predicate il postare libero, fate attenzione NON a ciò che postate, ma soprattutto a quello che AVETE pubblicato in passato: la prima mossa che fa una persona su un profilo sconosciuto è infatti andare a vedere le foto del profilo o in cui si viene taggati
– Una volta assunti, attenti a ciò che postate in merito al lavoro: per il troppo entusiasmo spesso si fotografano momenti di lavoro, documenti, schermate pc, indagini sul campo e si pubblicano, senza pensare che forse quelli sono dati privati dello studio, o situazioni da non condividere con il mondo. Per esempio fotografate la schermata di un programma crackato che l’azienda “non dovrebbe avere”, oppure fotografate il vostro collega in cantiere mentre non sta rispettando tutte le norme di sicurezza. La maggior parte dei casi non accadrà nulla di grave. Nei peggiori potreste portare problemi all’azienda/studio e perdere il vostro posto di lavoro. Soluzione? Fare foto intelligenti e quando si è sul campo chiedere esplicitamente se si possono fare foto, o almeno condividerle. E fate attenzione anche quando vi trovate a lavorare in proprietà private. Se invece si tratta di vostri appunti, vostri lavori (senza l’azienda citata) o vostre mani su strumenti e macchinari, allora sarete liberi di rischiare. Ricordate sempre di eliminare i nomi dei progetti e i riferimenti sensibili quando pubblicate schermate o foto di documenti.
– Siate furbi e non postate mentre vi state rilassando quando dovreste lavorare, o quando andate al mare prendendovi un giorno di malattia: molti credono che mettere le privacy ai colleghi basti. Non basta, tutti i nodi vengono al pettine.
– Non criticare più o meno apertamente i vecchi datori di lavoro o il vecchio posto. I futuri datori/colleghi potranno vedere tutto ciò. Cosa non positiva.
– Se avete detto bugie nel CV, attenti a quello che postate. Le bugie han le gambe corte, sapevatelo.
– Non siate troppo polemici, e non pubblicate post ad alto contenuto POLITICO, RELIGIOSO o anche contro i VEGANI. Ok, è una discriminazione non assumermi se credo in Scientology e odio i fruttariani, ma il mio capo (o chi dovrà scegliermi) potrebbe essere contro Scientology e fruttariano. Mangiate più frutta e non siate eccessivi.
– NON PUBBLICATE FAKE NEWS. Siamo scienziati in teoria, analizzate la situazione, vi prego (confesso che questo è anche un mio metro di giudizio (XD) ). E se lo penso io, potranno anche pensarlo persone più importanti di me.
7 – CASPITERINA MI HANNO CHIAMATO: IL COLLOQUIO
Se tutto ha funzionato, un’email o una chiamata arriverà. Tanta roba. L’entusiasmo non deve però distrarvi. Bisogna rimanere concentrati e iniziare a studiare. Sì, perchè se finora si è giocato, ora non si gioca più: avrete un’unica possibilità, la va o la spacca. E “per farla andare” bisogna imparare a gestire l’ansia e ad incanalarla verso qualcosa di positivo, come direbbe un maestro di yoga (forse, non ne sono certa).
Ovviamente più colloqui si fanno, più si impara a gestirli, e questa è la nota dolente, perchè quando si è usciti da poco dall’università l’esperienza è minima anche in questo (a meno che non lavoriate già). Dunque volevo darvi un’anteprima, di come potrebbe svolgersi, degli errori da non fare, di cosa non dire e di come porsi.
7.1- COSA ASPETTARSI
Esistono tipi diversi di colloquio. Come per l’invio di CV, anche i colloqui si diversificano tra grandi aziende e studi professionali.
Nel caso delle aziende il colloquio può essere svolto da: un HR ignaro di geologia, oppure un Geologo incaricato di testare ed assumere, oppure un intero Comitato. Oltre a questo, se vi candidate per una grossa grossa azienda, il vostro colloquio potrebbe trasformarsi in una serie di prove a step piuttosto che ad un incontro unico.
Vi racconto un episodio in merito. Il mio amico Sempronio, uscito dall’università, è stato chiamato da una grossa azienda (che chiameremo “Pane & Geologia Enterprise”), ha fatto un colloquio conoscitivo (un incontro solo, diretto) ed è passato, entrando come stagista nell’azienda. Sei mesi dopo, Caio, altro mio amico, vedendo un’offerta di lavoro della Pane & Geologia Enterprise applica e viene richiamato per un colloquio. L’offerta era come figura Junior, non stagista ma nemmeno esperto; non era richiesta esperienza. Caio allora chiede a Sempronio consigli: “Tranquillo, il colloquio è semplice, solo conoscitivo”. Caio si presenta il giorno del colloquio con tante speranze e scopre che in realtà quel giorno colloqui non ce ne sarebbero stati: quel giorno si sarebbero svolte delle prove scritte di grammatica inglese, stile verifica. Caio conosce l’inglese, ma si è scordato la grammatica, e non si era preparato in questo senso, in quanto non sapeva del test. Con il superamento della prova ci sarebbe stato il colloquio. Caio non passa la prova. Fine.
Perchè vi ho raccontato questa storia? Perchè non dovete mai scordarvi cosa, con un colloquio, state andando a fare. Le morali sono:
- Non sottovalutate il colloquio e non sopravvalutate voi stessi;
- Aspettatevi di tutto e preparatevi di conseguenza;
- Non fidatevi ciecamente delle opinioni altrui.
Entrare senza esperienza in una grande azienda non è un gioco, non è facile e ci saranno molti candidati, perciò dovete prepararvi, ESATTAMENTE COME FOSSE UN ESAME.
Parlando invece di studi professionali, il colloquio sarà davvero un incontro conoscitivo. Tuttavia potranno chiedervi maggiormente sulla vostra esperienza diretta, e sarà un Tecnico o un Geologo a farvi il colloquio, probabilmente IL VOSTRO FUTURO CAPO. Dunque siate pronti a dimostrare anche in sede di colloquio cosa siete in grado di fare, anche se non credete di poterlo fare. Le prove pratiche live, che siano l’utilizzo di un programma o la lettura di un mappa, sono dietro l’angolo.
Una volta, in un colloquio per un tirocinio, mi è stato chiesto di programmare una campagna di indagini (geotecniche e geofisiche) su un corpo di frana: l’interlocutrice mi prende un foglio bianco, una matita, fa una linea un pò ondulata senza senso (senza scala, senza neanche un verso), mi gira il foglio, mi dà la matita e
– Hai questo budget, questo è il corpo di frana. Fammi vedere e segnami dove faresti le prove. E quali prove faresti e perchè? Ricorda che hai questo budget.
Io, ai tempi, non sapevo nemmeno quanto costasse un sondaggio, figuriamoci un’intera campagna di indagini. Ero uscita da sei mesi dell’università; tesi di petrografia e petrologia del metamorfico. Dovevo risolvere quella situazione.
– E se c’è argilla? Che fai? Come fai? Dove lo fai?
Ebbene, dopo una decina di minuti di discussione con la mia interlocutrice (discorso dalla quale traspariva la mia ignoranza in merito – avevo fatto il corso di geotecnica due anni prima e avevo poche memorie), riuscii a tirar fuori proprio una bella campagna di indagini. Sul serio, bastava ragionare e cercare di sviluppare un discorso sensato con le conoscenze che avevo a disposizione. Non avevo proprio dimenticato tutto e ho fatto molti collegamenti. L’unico problema fu la quantità di prove: sforai il budget…ma ammisi di non conoscere il prezzo di mercato di ogni singola prova. Dopo un’ora di colloquio, mi presero.
Ovviamente nessuno mi aveva parlato prima di quel giorno di un colloquio di lavoro, o almeno nessuno me ne aveva parlato in questi termini. Sì, le università ti offrono tante fiere ed occasioni per incontrare “Recruiter e ricerca di personale. Prenota gratuitamente una simulazione di colloquio“, va bene. Ma nessun recruiter laureato in psicologia potrà spiegarmi come prepararmi a quesiti geologici di questo tipo, per i quali hai qualche minuto per pensare (se non di meno). Nessuno mi aveva consigliato di prepararmi per simili esperienze traumatiche
. Nessuno. Spero almeno che questi miei racconti possano dare avvertimenti e spunti a tutti voi.
Dopo il primo colloquio (che comunque andò bene), decisi di farmi furba: non sarei mai più andata ad un colloquio “ALL’AVVENTURA”. Ci vuole preparazione, anche se non potrete mai anticipare come andrà.
Cerchiamo dunque si tracciare una via percorribile, una sorta di Vademecum nel Vademecum, di come procedere e come comportarsi, appena ricevuta la notizia di un colloquio imminente.
Quando vi chiameranno, accettate il primo giorno disponibile per l’incontro, salutate educatamente, chiudete la chiamata e fiondatevi al pc:
1) Ricontrollate l’offerta per cui vi siete candidati
2) Rileggete CV e Lettera che avete inviato
3) Stampate subito una copia del vostro CV, a colori, da portare in sede di colloquio. Non necessariamente vi servirà, ma spesso capita che ve lo possano chiedere….e dire di non averlo portato non è un buon punto di partenza
4) Andate sul sito dell’azienda: studiatene mission & vision, cosa hanno fatto, cosa stanno facendo, dove lavorano (non la sede, ma le aree in cui sono attivi i progetti – estero o Italia). Fatevi un’opinione in riguardo, potrebbero chiedervi qualche cosa (“Quale progetto ti ha incuriosito di più?“). Studiate anche i settori di impiego dell’azienda, poichè potrebbero chiedervi in merito al vostro ruolo in Pane & Geologia Enterprise.
5) Nel caso in cui la persona che vi ha chiamato/scritto sia la stessa che vi intervisterà al colloquio, cercate su Internet la persona, per vederla in viso (una sorta di preparazione “psicologica” per tranquillizzarvi una volta di fronte a lui/lei) e analizzate il suo curriculum: le domande che vi porranno saranno in merito al lavoro in azienda, sì, ma se vi parlerà un geotecnico o un geofisico capite che l’approccio potrà essere diverso. NON CURIOSATE TROPPO SU LINKEDIN –> questo studio sulla persona deve essere fatto, ma non cercate su LinkedIn, poichè tutte le visite sono registrate (e al selezionatore arriverà una notifica con scritto “Caio ha visitato il tuo profilo”). Potete fare questo solo entrando in modalità incognito sul browser o se avete l’account di LinkedIn Premium, che vi “maschera” come utente ignoto. Ma potete farvi bastare Google.
6) In base ai requisiti nell’offerta di lavoro, e anche in base a ciò che avete estrapolato dallo studio dell’azienda, ripassate o ri-studiate ciò che avete fatto in passato, per essere pronti ad eventuali prove o domande. Se avete scritto nel CV di saper utilizzare ArcGIS, e vi candidate per un’azienda di GIS, sappiate che potrebbero mettervi il pc davanti gli occhi e dirvi ” Bene, ora georeferenziami questa mappa” e cose del genere, anche se l’ultima volta che avete visto ArcGIS è stato 3 anni fa. Quindi siate furbi e ripassatevi tutto, anche facendovi un riassunto mentale riguardo ai corsi (esterni all’università) frequentati, appartenenti al settore dell’azienda. Sempre rimanendo nel GIS, se 6 mesi prima del colloquio avete partecipato ad un corso intensivo sui geodatabase (che poi non siete più andati a rivedere), prendete gli appunti e ripassate: dovreste arrivare a saperne come se fosse il primo giorno dopo la fine del corso. Ho fatto esempi con il settore GIS, ma l’esempio si applica a tutti i settori, è solo un fatto di coerenza tra quello che sapete e quello che avete scritto di sapere. Ancora un esempio in merito. Durante quel corso di geoatabase avete usato tantissimo SQL, quindi, presi dall’entusiasmo di aggiungere nuove competenze sul CV, avete scritto “Buona conoscenza di SQL”. Dopo mesi e mesi, durante i quali non avete visto SQL neanche di striscio, inviate il CV in cui c’è ancora scritta quella frase. Andate al colloquio, e SBAM!, vi chiedono di scrivere in SQL: se non avete ripassato , la figuraccia è dietro l’angolo. Quindi state accorti!
7) Le lingue. In base a quello che avete scritto nel CV, e ai requisiti dell’offerta, se dite di conoscere una lingua (anche a Livello Base-Scolastico-Sufficiente et similia) sappiate che potrebbero chiedervi di descrivervi brevemente in quella lingua. Perciò siate pronti a rispondere nel caso ve lo chiedano. E se di francese sapete solo dire Bonjour e Brioche, direi proprio di evitare di scrivere “Francese sufficiente”.
8) I programmi. Esattamente come per i GIS, non sottovalutate la vostra conoscenza del Pacchetto Windows e di CAD. A un amico, sempre lo sfortunato Caio, in un altro colloquio per altra azienda, venne chiesto se conosceva Excel:
– Leggo che ha scritto nel suo curriculum “Buona conoscenza di Excel”. Bene, mi sa dire cos’è un grafico pivot?
– No, non saprei, mi spiace.
– Ok, passiamo alla prossima domanda.
Altra figuraccia, altra occasione persa, altro NO. Forse Caio non avrebbe mai usato un grafico pivot in quella azienda, o forse Caio nella sua vita di grafici pivot ne ha fatti a migliaia ma senza saperlo. Ma è andata così.
9) Le domande. Molto spesso accade che il vostro interlocutore, quasi alla fine del colloquio, vi chieda se avete domande da fare. Ora, potete muovervi in due modi differenti: o dite di no, lasciando alquanto vago (e forse in disappunto) l’altrui giudizio sulla vostra risposta, oppure fate domande. Ma ovviamente attenti a QUALI domande. Perchè se decidete di farle, dovete fare delle domande intelligenti, o furbe, dipende dal punto di vista.
Se non siete avanti con la carriera, direi che il discorso €€€€ è da tralasciare, se già non ve ne hanno parlato: loro sanno che ti dovranno pagare (almeno in teoria), dunque a fine colloquio o quando vi daranno un responso finale, vi parleranno anche di soldi; non serve che chiediate. Se poi neanche quando vi confermano l’assunzione (intendo a nero, perchè in teoria nelle altre si dovrebbe firmare un contratto…ma il mondo è strano) parlano di compenso, allora chiederete. Tutto ha il suo tempo.
Domande intelligenti potrebbero essere riguardo ai progetti o al tipo di lavoro che riguarderà il vostro ruolo, anche con esempi pratici. In questo modo dimostrate di essere interessati al lavoro che andrete a fare.
Oppure potete fare domande che vadano, in parte, a sopperire agli errori fatti poco prima. Per esempio, ricollegandoci alla situazione di prima con SQL: ti chiedono di scrivere e non ricordi; dunque potresti chiedere quanto ( a meno che non sia esplicitato nell’offerta di lavoro) nel lavoro quotidiano sia importante l’uso di SQL, in modo tale da capire se si avrà tempo o meno di imparare personalmente, per esempio studiando la sera a casa. Diciamo che in questo modo non farai dimenticare totalmente il tuo errore, però almeno dimostri che vuoi rimediare e migliorare.
Le domande sono armi a doppio taglio, ma se usate bene posso dare punti in più.
10) Fatevi coraggio. Nonostante non vi ricordiate cos’è un grafico pivot o come si scrive in SQL, non lasciatevi abbattere: il colloquio è una somma di cose, e vi giudicheranno in base a tutto il colloquio, e non solo in base a una domanda. Ho fatto molti colloqui dove non sapevo cose, e mi hanno preso proprio in quelle. Ma non fate mai, mai, scena muta.
Paradossalmente, una volta (estate 2018) feci un video-colloquio che andò benissimo. Si rideva, si scherzava, sapevo tutto e andò brillantemente. Volevano assumermi. Nelle settimane dopo ebbero problemi di budget. Niente assunzioni. Fine.
In definitiva, dipende da colloquio a colloquio, da persona a persona, da interlocutore a interlocutore. E DA CANDIDATO E CANDIDATO: siate candidati furbi.
7.2 – COME COMPORTARSI
Adesso analizziamo il momento del colloquio da un’altra angolazione. Se finora vi ho scritto come comportarvi riguardo alle conoscenze tecniche e ai primi passi da fare, ora andrò a farvi un pò la predica su cosa evitare di fare, dal punto di vista comportamentale, niente di geologico. E in questo mi farò aiutare…..perchè ho bisogno di un punto di vista diverso, ossia quello di chi sta dall’altra parte, mentre noi sudiamo freddo ignari del nostro destino: sto parlando dei nostri “intervistatori”, che siano recruiter oppure no.
Non so se conoscete il personaggio…Sinceramente i suoi video mi mettono spesso il sorriso, tra conoscenze tecniche, autoironia e furbizie. E, un pò di tempo fa, vidi questo video (lo trovate poco più giù), e mi fu di aiuto, perchè in questo modo riuscii a mettermi nei panni di chi i CV li legge e i candidati li tortura. Sì, con questo video passerete al lato oscuro.
Il video vi dovrà far riflettere e darvi un altro punto di vista, perchè se non conoscete il vostro “acquirente” non potrete “vendergli” nulla, e il “prodotto” siete voi.
Cosa ne pensate? Spero vi abbia dato nuovi suggerimenti che possano ispirarvi nei momenti bui del colloquio. E la notte prima.
7.3 – L’APPROCCIO POST-COLLOQUIO: CONSIGLI
Bella la pantomima su come prepararsi: tutti ne parlano (e pure io molto prolissamente in questo articolo), ma pochi ti dicono ” E dopo?”. Sì, perchè tutti sono in ansia fino al colloquio, poi questo passa e purtroppo, se non vi assumono su due piedi in quell’occasione, l’ansia continua fino a quando avrete una risposta.
Quindi mi sento in dovere di raccontarvi come ci si può sentire nel DOPO.
In sede di colloquio vi renderete conto di come sta andando. Ovvio, le persone di dividono fra quelle che si sottovalutano e quelle che si sopravvalutano, quindi il vostro è un giudizio solo soggettivo. Ma lo si capisce se qualcosa è andato storto oppure no.
In entrambe i casi, se non vi comunicano subito in merito alla vostra candidatura, potrete reagire in mille modi diversi, dipende da voi. Tendenzialmente io mi sentivo come quando davo gli esami all’università: non dormivo la notte prima (non per scelta), resistevo fino al momento clou, quasi senza mangiare, e poi dopo l’esame l’adrenalina scendeva e avevo un sonno ed una fame terribili. Risultato: dopo l’esame mangiavo e mi accasciavo a letto. Ho notato di comportarmi così anche con i colloqui: l’ansia è tanta e ho fasi di up e di down.
Il colloquio è andato bene?
Felicità, gaudio ed entusiasmo! Stasera offro da bere a tutti! Non so se mi han preso ma il colloquio è stato un gioco da ragazzi, sicuro mi han presoooooooo! Si festeggiaaaa!
Il colloquio è andato male?
Crogioliamoci nel dubbio e nell’infinita considerazione degli errori fatti, unendo la nostra perpetua corsa nella disperazione alla stanchezza ed ad un pò di cinismo tanto di moda in questi anni.
Mi sa che i due approcci sono un pò estremi. Quindi il mio consiglio è: che sia andato bene o male, pensateci solo il giorno in cui il colloquio si è svolto; al massimo analizzate l’esperienza che avete avuto, per trarne esempi positivi ed errori da correggere per una prossima volta. Poi riposatevi. Il giorno dopo non pensateci più e andate avanti con la vostra vita : la risposta arriverà, positiva o negativa che sia, ma non dovete stare a pensarci H24.
Anche perchè questo potrebbe limitarvi e farvi perdere altre occasioni. I primi tre colloqui che ho avuto nella mia vita si sono svolti nella stessa settimana (anzi, in 5 giorni) in tre città diverse: se mi fossi fermata psicologicamente al primo, non avrei avuto la chiarrezza (e la freddezza) mentale per poter affrontare gli altri due.
Il colloquio, come la maturità o ogni esame universitario, come ogni sfida della vita, inizia e finisce.
E più ne farete più sarete pronti a farne e capire come funzionano. Se un colloquio non andasse, per qualsiasi ragione, sappiate che non sarà l’unico della vostra vita. Forse parlare di porte e portoni è troppo ovvio, ma davvero, non demordete mai. Anche se le occasioni oggi sono poche, anche se vi butteranno giù di morale. Solo chi impara dai propri errori, si prepara e SI OSTINA, riesce ad aprirla, la porta.
Non voglio congedarmi così con voi, con una frase ad effetto con porte ed errori. E così vi annuncio che questa non sarà l’ultima puntata: ve ne sarò una quarta, incentrata su un capitolo che qui ho escluso perchè se non l’articolo avrebbe potuto superare la Divina Commedia. Quindi, in separata sede ed una puntata AD HOC, vi parlerò di………..
8- CORSI GEOLOGICI E SOFTWARE: LE TIPOLOGIE
8.1 – CORSI GIS, FREE E CERTIFICATI
8.2 – CORSI CAD, FREE E CERTIFICATI
8.3 – CORSI ACCREDITATI PER GEOLOGI
8.4 – COME FUNZIONANO I CREDITI APC?
9- CORSI ED ESAMI DI LINGUA: COME SCEGLIERE?
9.1 – QUALI LINGUE? QUALI CORSI?
9.2 – IELTS, TOEFL, CAMBRIDGE, TRINITY: CERCHIAMO DI FAR ORDINE
9.3 – ESPERIENZE DI LINGUA ALL’ESTERO
10- L’ABILITAZIONE ALLA PROFESSIONE
10.1 – DIFFERENZA TRA ABILITAZIONE E ISCRIZIONE ALL’ORDINE
10.2 – PERCHE’ Sì, PERCHE’ NO
10.3 – PANORAMICA DELL’ESAME
11- ANTEPRIMA CARRIERE E “VOICES FROM THE STONE”
Con questo nuovo futuro sommario, vi saluto per ora, anche se ci vedremo nei prossimi giorni al GeoFluid 2018, dove prendere ispirazione e non smettere mai di scoprire qualcosa di nuovo.
Spero di avervi dato una minima idea di cosa bisogna affrontare in questo percorso post-università. Certo, non sono gli unici percorsi possibili, ma cercherò di integrare le esperienze proprio con la nuova rubrica di cui anticiperò qualcosa nel capitolo 11 della prossima puntata. E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo.
Per chiudere, eccovi qui sotto uno dei colloqui più belli della storia (al minuto 0:30). Passo e chiudo, solo per ora, cari neogeologi allo sbaraglio.
Che la forza sia con voi!
(Ma Aranzulla l’avete beccato?)
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